L' ETA' MODERNA

1536

Febbraio
I valdostani giurano fedeltà a Casa Savoia e alla Chiesa di Roma. Mentre le truppe di Francesco I, occupata la Savoia, si preparano a invadere il Piemonte e i luterani di Berna, approfittando del crollo delle difese piemontesi, entrano nel Vaud e nel Vallaise, “l’ultimo giorno di febbraio” il rappresentante del Duca Carlo il Buono, il Balivo Mathieu De Lostan, convoca in Aosta l'assemblea degli Stati Generali e pone loro tre questioni dalle quali sarebbe dipesa la sorte della Valle: se vogliono rimanere cattolici, fedeli sudditi di Casa Savoia e se sono disposti a "vivre et mourir" per la difesa della patria e della fede. All'unanimità (ma diversi valdostani filo-protestanti stanno preparando la fuga in Svizzera) i presenti approvano una risoluzione "disantz vouloir tous vivre et mourir et non rien épargner pour déffendre nostre saincte foy catholicque, pour la obéissance de nostre prince et pour la déffense de ses pays". Chiunque avesse contraddetto questa risoluzione sarebbe stato punito con la morte. A testimonianza dell'eccezionalità della situazione, anche la Chiesa e la nobiltà, al pari degli altri cittadini, si dichiarano disposti a sopportare le spese necessarie per la difesa del paese.
6 marzo
Nasce il Conseil des Commis. Essendo giudicato poco pratico e troppo dispendioso convocare frequentemente gli Stati Generali e richiedendo l'emergenza la nomina di un gruppo ristretto di uomini esperti in grado di guidare il paese tra una riunione e l'altra dell'Assemblea, gli Stati Generali deliberano l'elezione di un consiglio più ristretto che avrebbe assunto la denominazione di Conseil des Commis. Esso assume ufficialmente "toutte authorité aux affaires d'état", ossia l'intero potere in materia politica, militare, economica e sanitaria. Con il permesso sovrano, il Conseil des Commis prende autonomamente le misure di difesa della Valle, rifiutando a tutti gli eserciti il passaggio sul territorio valdostano e costituendo una milizia valdostana forte di 4000 uomini, al comando di tre colonnelli locali nominati dal Conseil des Commis. Il Ducato di Aosta può battere moneta e la diplomazia valdostana può stipulare autonomamente trattati di neutralità con la Francia. 

1538

26 novembre
Clero e nobiltà rifiutano di partecipare alle spese comuni del Ducato e minacciano di perseguire con il massimo rigore sindaci e procuratori del Terzo Stato che si oppongono al pagamento delle imposte. Cessata l’emergenza, clero e nobiltà recuperano i loro privilegi. Da questo momento tutto il carico fiscale ricade esclusivamente sul Terzo Stato. Anche sul piano politico la rappresentanza del Terzo Stato si riduce progressivamente. All'interno del Conseil des Commis, dopo la prima elezione nel 1536 di 71 membri, con un'ampia rappresentanza delle comunità, a partire dagli anni Quaranta, la rappresentanza del Terzo Stato si riduce ai due sindaci della città e del borgo di Aosta.

1555

3 gennaio
Il numero dei Commis è definitivamente ridotto a venticinque. Sono eletti a vita il Vescovo di Aosta, membro di diritto in quanto rappresentante del clero, nove esponenti dell'antica nobiltà, undici esponenti della nobiltà minore e quattro non nobili, precisamente due notai, un castellano e un capitano delle milizie. Il Terzo Stato, ampiamente rappresentato nelle prime riunioni, è definitivamente escluso dal centro del potere politico locale.

1557

10 agosto
La battaglia di San Quintino combattuta tra l’esercito di Enrico II di Francia e quello spagnolo di Filippo II, davanti alla piazzaforte di San Quintino, segna la fine delle guerre franco-asburgiche, protrattesi lungo tutto il regno di Carlo V. L’esercito francese è sbaragliato dalle truppe spagnole guidate da Emanuele Filiberto, duca di Savoia. A seguito della vittoria, il trattato di Cateau Cambrésis (1559) segna la fine delle guerre d’Italia e definisce il nuovo assetto politico della penisola italiana. Il Duca Emanuele Filiberto ritorna in possesso del Piemonte e della Savoia che aggiunge al Ducato di Aosta e alla Contea di Nizza di cui era rimasto in possesso durante la guerra.

1559

17 marzo
All’assemblea degli Stati Generali il governatore René de Challant chiede ai valdostani, per il ritorno di Emanuele Filiberto e il ristabilimento della pace, un donativo di venti fiorini per fuoco più tre fiorini per le spese del Ducato, in cambio della riconferma dei privilegi fiscali e delle franchigie della Valle. I congregati protestano per la pesantezza del donativo e propongono che sia ridotto a dieci fiorini per fuoco. Alla fine è raggiunto l’accordo di tredici fiorini per fuoco. Clero e nobili, “riprotestando di non essere passibili di taglia”, acconsentono in nome dei propri sudditi.
Per la prima volta si delinea chiaramente la dinamica che accompagnerà due secoli di rapporti fra i valdostani e Casa Savoia.

1560

19 marzo
Il balivo Antoine de Leschaux rende noto, fra le proteste generali, il decreto di Emanuele Filiberto che sopprime anche nel territorio valdostano la libera circolazione del sale e introduce la relativa gabella. La conservazione delle franchigie è garantita solo al prezzo di un "congruo donativo" di quattromila scudi.
Le proteste degli Stati generali si concentrano soprattutto sull'introduzione della gabella del sale, "lesiva delle franchigie valdostane e disastrosa per l'economia della Valle", e sul cosiddetto "Dazio di Susa" (il diritto di dogana imposto su tutte le merci in transito lungo la Valle), imposta che colpisce gravemente il commercio e che –secondo i congregati – “in dieci anni non avrebbe portato profitti a sua Altezza quanto avrebbe danneggiato il paese in un anno".
In risposta, Emanuele Filiberto promette che avrebbe cercato di sollevare i valdostani il più possibile dal peso dell'imposta, ma che li avrebbe anche trattati come gli altri sudditi: concede che il "dazio di Susa" sia pagato soltanto per le merci dirette fuori dal Ducato, affinché non porti danno al paese, e concede al Ducato di Aosta una percentuale annua di trecento scudi sul “dazio di Susa” e sulla gabella del sale. Inoltre revoca una tassa del mezzo per cento sulle esportazioni di merci e di denaro e dichiara libero il commercio e l'esportazione delle pelli. In definitiva, mentre i valdostani ottengono la promessa di una perpetua esenzione da ogni altra forma di imposta diretta e indiretta, con un abbuono di trecento scudi l'anno, il Ducato di Aosta viene inserito all'interno delle linee doganali dello Stato sabaudo e viene imposto il più redditizio dei monopoli di Stato: la gabella del sale.

1561

25 ottobre
Emanuele Filiberto, con l’Editto di Rivoli, ordina ai valdostani l'impiego della lingua francese al posto del latino in tutti gli atti pubblici, prendendo atto della consolidata diffusione del francese nella Valle lingua scritta. Da quel momento tutti gli editti sovrani, gli atti degli Stati generali, del Conseil des Commis e della Cour des Connaissances, devono essere redatti in lingua francese affinché siano riconosciuti all'interno della Valle. In conseguenza dell'editto, l'uso del latino si riduce progressivamente al campo dell'erudizione sacra e profana e il francese rimane, fino alla fine dell'Ottocento, l'unica lingua scritta utilizzata dai valdostani.

1563

Marzo
Gli Stati Generali protestano contro l'istituzione della Prefettura di Aosta, creata sul modello delle altre circoscrizioni territoriali del Piemonte e considerata contraria ai privilegi e alle consuetudini del Paese. Emanuele Filiberto accetta di abolire la Prefettura di Aosta e di rimettere il Ducato "à son premier état".
Il quadro dei rappresentanti periferici dello Stato rimane sostanzialmente quello precedente, ma cambiano alcune competenze.
Il Governatore, di nomina sovrana, una carica appannaggio della nobiltà che diventerà sempre più onorifica, interviene soltanto in occasione degli Stati Generali, dove rappresenta ufficialmente il sovrano. Il comando effettivo delle milizie valdostane è esercitato dai colonnelli locali nominati dal Conseil des Commis e la regolamentazione del temuto passaggio di soldati è esercitata da speciali Commissaires aux étappes, nominati congiuntamente dal Duca e dal Conseil des Commis.
Il principale rappresentante periferico dello Stato diventa il Vice-balivo, residente in Aosta, giudice di prima istanza nei domini diretti dei Savoia e presidente della Cour des Connaissances. Amministratore dei domini diretti della Corona, dotato di ampi poteri di polizia in tutto il Ducato, il Vice-balivo ha il diritto di convocare e di assistere, senza di diritto di voto, a tutte le riunioni del Conseil des Commis e rappresenta il Duca in tutte le circostanze. A testimonianza dell'importanza assunta dalla carica, a partire dal 1570 non è più nominato dal Governatore, ma direttamente dal Duca e svolge la sua opera con l'aiuto di uno o più Luogotenenti al baliaggio, qualche castellano, alcuni giudici locali, diversi ufficiali subalterni e un Procuratore fiscale, incaricato di istruire i processi e difendere in ogni contenzioso gli interessi dello Stato.

1588

10 febbraio
Le Coustumes du Duché d'Aoste sono pubblicate a Chambéry. Richieste nell'assemblea degli Stati Generali del 1572, sollecitate da Emanuele Filiberto e frutto del lungo e travagliato lavoro di una commissione di giuristi valdostani e ducali, presieduta dal vescovo di Belley, Jean-Geoffroy Ginod, riordinano la pluralità delle norme consuetudinarie, molte delle quali affidate alla tradizione orale, sulle quali si era fondato per secoli l'esercizio della giurisprudenza valdostana. Passo importante nell'affermazione dello Stato moderno e di una società fondata sul diritto scritto contro i residui feudali annidati nell'esercizio su base consuetudinaria della giurisdizione signorile, costituiranno per oltre due secoli il codice giuridico valdostano.

1597

Nasce ad Aosta il Collège Saint-Bénin, primo istituto di istruzione superiore nel Ducato di Aosta. Fondato da papa Clemente VIII, su pressione della classe dirigente valdostana, sopprime l'antico priorato per destinarne gli edifici e i beni alla costruzione di un collegio di studi, amministrato dal vescovo, dal balivo e dai due sindaci della città di Aosta. I corsi iniziano nel 1604 con le classi di grammatica, retorica e umanità e le lezioni sono tenute da professori ecclesiastici e laici. Nel 1644 la direzione del Collège sarà affidata ai canonici di Lorena che fondano, su ispirazione della pedagogia gesuitica, le cattedre di filosofia e di teologia. Nel 1748 il Collège passerà sotto la direzione dei padri Barnabiti. 

1594 -1610

Il fronte del ghiacciaio del Ruitor, avanzato di alcuni chilometri, chiude lo sbocco naturale dell'omonimo laghetto. Ogni estate, per diversi anni, la crescita della pressione dell'acqua e il contemporaneo indebolimento del ghiaccio provocano la rottura improvvisa del fronte glaciale e il rovinoso precipitare a valle delle acque che devastano tutta la valle centrale.
Nel 1596 due ingegneri tedeschi, chiamati per trovare una soluzione, suggeriscono la costruzione di un tunnel di scarico delle acque, ma il Conseil des Commis non riesce a trovare i 10.000 ducatoni necessari per realizzare gli scavi. Nel 1606, di fronte al ripetersi dei disastri e all'impossibilità di far fronte alle spese, il Conseil opta per la costruzione di una cappella sulle rive del lago e il trasferimento in quella sede delle reliquie di S. Grato. Ma quattro anni dopo l'assemblea degli Stati Generali denuncia ancora danni per 100.000 scudi.
Il ripetersi delle alluvioni è la conseguenza più evidente della "piccola età glaciale" che colpisce tutta l’Europa. Il raffreddamento climatico, che in montagna determinava oltre alla diminuzione del rendimento delle terre anche la chiusura dei valichi, l'abbandono degli alpeggi e dei villaggi più alti, la riduzione delle terre coltivabili e il ritardo dei lavori dell'estate, incomincia a verificarsi in Valle d’Aosta a partire dal 1570 per raggiungere il suo massimo all'inizio del Seicento.

1618 – 1641

Nascono e si insediano in tutta la Valle le Confréries du Saint-Rosaire e du Saint-Sacrement.
Diffuse capillarmente in tutta la diocesi, sorgono con l'obiettivo di regolamentare la vita liturgica e di coinvolgere i laici nell'organizzazione della vita ecclesiastica. Gli statuti approvati dal vescovo ne definiscono le funzioni fondamentali: la disciplina della liturgia cattolica, orientata verso la devozione mariana ed eucaristica, il culto dei santi e delle reliquie, in chiara funzione antiprotestante; il controllo sociale, attraverso ammende e censure nei confronti di diverse forme di trasgressione, in particolare l'ubriachezza, la litigiosità e la licenziosità sessuale; l'assistenza ai malati attraverso forme di elemosina, ma soprattutto attraverso la preparazione alla "buona morte", tramite la lettura, al capezzale del malato, di passi esortanti alla penitenza. A queste due confraternite, diffuse su tutto il territorio della diocesi, si aggiungono un numero altissimo (una quindicina nella sola città di Aosta), di confraternite minori, talvolta specializzate in una particolare funzione, come la Confrérie de la Miséricorde, che accompagna i condannati a morte, o la Confrérie des marchands, associazione corporativa di mestiere, fino alle numerose associazioni quasi goliardiche, come la Confrérie de Saint Nicolas che raggruppa soltanto un'élite di notabili impegnati nell'organizzazione di banchetti.
Molte di queste confraternite, insieme ai capitoli della Cattedrale e di Sant'Orso e alle case religiose, provvedono direttamente all'assistenza e alla carità attraverso una capillare organizzazione dell'elemosina.

1619-55

Diversi ordini religiosi si insediano in Valle.
Nel 1619, ai piedi della collina settentrionale di Aosta, iniziano i lavori di costruzione del Convento dei Cappuccini che ospita nel 1657 venti frati. Nel 1631 ottengono il permesso di installarsi nella città le Dames de la Visitation, l'ordine femminile ispirato da Saint-François de Sales e fondato da Sainte-Jeanne de Chantal, che ospita nel 1657 diciotto suore dedite a visitare i poveri e i malati e alla distribuzione della rendita della cosiddetta Caisse des pauvres honteux, in uno sforzo di conciliare carità e vita contemplativa tipica della religiosità salesiana. Nel 1655, su raccomandazione della reggente Cristina di Francia, la città di Aosta ospita le canonichesse di Lorraine, sei inizialmente, dedite, secondo la regola del loro istituto, all'insegnamento elementare femminile.
Fuori dalla città sorgono nel 1618 a Châtillon e nel 1632 a Morgex due conventi di Cappuccini che nel 1657 ospitano rispettivamente quattordici e otto frati. Nel 1644 giungono dalla Francia i Canonici regolari riformati, l'ordine lorenese fondato da Pierre Fourier, che prendono possesso del collegio di Saint-Bénin (otto canonici nel 1677) e del monastero di Saint Gilles a Verrès (undici canonici nel 1657).

1629

26 dicembre
Una lettera informa il Conseil des Commis che da qualche tempo muoiono a Perloz molte persone, anche famiglie intere, dopo pochi giorni di malattia. Il chirurgo Antoine Bolossier è inviato a diagnosticare la malattia. La preoccupazione è altissima poiché casi di peste sono stati segnalati sin dal gennaio del 1629 nel Delfinato, nella contea di Avignone, a Ginevra e in Savoia. In settembre il contagio era stato segnalato in Maurienne e in ottobre a Susa, Rivoli e nel Ducato di Milano. Il Conseil des Commis pone guardie ai valichi e commissari alle porte della città di Aosta e dei principali borghi. E’ fatto divieto di circolare in tutta la Valle senza un biglietto sanitario.

1630

19 aprile
Il Conseil des Commis riceve la notizia che nel borgo di Donnas un medico di Ivrea ha accertato la peste sul corpo di una madre e dei suoi due figli. Il borgo di Donnas viene messo al bando. Le misure sanitarie e di vigilanza vengono rafforzate in tutta la Valle.
7 maggio
Il Duca Carlo Emanuele avvisa il Conseil des Commis dell’imminente passaggio in Valle di quattro reggimenti piemontesi in marcia verso la Savoia. Il Conseil deve predisporre i viveri e gli alloggiamenti, nelle case della città per gli ufficiali, nei prati circostanti per i soldati e le salmerie. La popolazione si appresta a fuggire dalle strade dove passano i soldati. Ogni misura sanitaria è travolta.
Giugno-settembre
La peste dilaga in tutta la Valle. Tutte le misure sanitarie prese dal Conseil des Commis sono vanificate dal passaggio dei soldati. E’ la più grande catastrofe della storia valdostana.

1631

Dopo un rallentamento nell’autunno e nell’inverno che aveva fatto ben sperare, l’epidemia riprende vigore nella primavera per esaurirsi definitivamente solo in autunno.
Il numero delle vittime, secondo alcune stime, supera i due terzi della popolazione, circa 60-70.000 persone.  La Valle d’Aosta ritornerà ai livelli demografici precedenti alla peste solo tre secoli dopo. Nel breve periodo, per ripopolare una Valle rimasta priva di braccia, il Conseil des Commis favorisce l’arrivo in Valle d’Aosta di migliaia di immigrati dalla Savoia, dalla Svizzera e dall’Italia settentrionale.

1676

Il naturalista piemontese capitano Montedon segnala alla corte di Torino le proprietà terapeutiche di alcune acque sorgive ai piedi della "montagna sovrastante Courmayeur". La Reggente, Maria Giovanna Battista di Nemours, appassionata di cure termali, ordina a due medici di corte di analizzare le acque e indicarne le virtù terapeutiche.
Si tratta, a detta dei primi analisti,  di acque solforose, ricche di iodio e di bromuro, che possono guarire quasi ogni sorta di malattia, dalle scrofole alla sterilità, dallo scorbuto ai reumatismi. La Reggente  ordina di conseguenza al Conseil des Commis di procedere alla riparazione della strada per Courmayeur e di preparare alloggi per i malati che desiderino sfruttare le virtù terapeutiche delle acque. Nascono in tal modo le prime locande: l'Hôtel de l'Union, sorto sulla casa-forte dei Signori De La Court e adibito ad albergo dal prevosto del Gran San Bernardo e l'Hôtel de l'Ange, sorto analogamente sulle rovine della casa-forte dei Piquart de la Tour.
Dal 1680 le terme di Courmayeur, battezzate con i nomi regali di "Victoire", "Jeanne-Baptiste" e "Marguerite", incominciano a ospitare numerosi malati e diverse personalità della corte di Torino. La fama di guarigioni miracolose si diffonde rapidamente e il comune valdostano acquista una notevole reputazione europea, divenendo il primo luogo di villeggiatura della Valle d'Aosta. L'intendente di Aosta, Vignet des Etoles, nel 1782, stima che le acque di Courmayeur portino al paese una rendita di circa dieci mila lire all'anno, rendita che sarebbe considerevolmente aumentata quando fosse stato reso più praticabile l'accesso alla Valle d'Aosta dalla parte del Piemonte.

1675

Apre ad Aosta l'Hospice de Charité, che si aggiunge agli antichi Hôpital de Marché Vaudan e Nabuisson, all'Hôpital de Saint Ours, de Bicaria e de Rumeyran, per assicurare un rifugio e un pasto ai poveri della città. Fondato da sieur Boniface Festaz lungo le mura romane ad ovest della città, sarebbe servito anche a raccogliere i bambini abbandonati sulla “ruota” che si trovava alla porta di ingresso.

1691

18 – 28 giugno
Prima invasione francese della Valle.
Durante la guerra tra il re di Francia Luigi XIV e il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, i francesi concepiscono il disegno di occupare la Valle d’Aosta. Dopo aver occupato il Piccolo San Bernardo, circa 6.000 soldati dell'esercito francese sotto la guida del generale ugonotto il duca De La Hoguette, scendono verso la Thuile, superano le difese di Pont-Serrand, danno alle fiamme e saccheggiano La Thuile, Pré - Saint-Didier, Morgex, La Salle, i villaggi di Le Pont e Les Champs. Il Conseil des Commis, ritenendo impossibile la resistenza, invia una delegazione al generale francese per pregarlo di usare moderazione.
Il 20 giugno i francesi arrivano ad Aosta, si accampano al Plot (attuale Piazza della Repubblica) e mentre gli ufficiali prendono possesso delle case degli ecclesiastici, i soldati bruciano e saccheggiane le fattorie dei dintorni, spingendosi fino a Châtillon. Aosta è costretta al pagamento di 200.000 lire, ma poiché i valdostani non riescono a raccogliere l’intera somma, i francesi lasciano la città il 28 giugno portando con sé sei ostaggi. Ritirandosi, distruggono tutti i ponti e le cappelle e si accaniscono in particolare contro La Thuile e l’ospizio del Piccolo San Bernardo. Gli ostaggi sono incarcerati nelle prigioni del castello di Chambéry da dove riusciranno rocambolescamente a fuggire.

1697 -1699

Il conflitto latente tra il Conseil des Commis e la corte torinese esplode con violenza durante il tentativo di Vittorio Amedeo II di introdurre in Valle d'Aosta l'Ufficio dell'Insinuazione e la carta bollata.
L'obiettivo di Casa Savoia è duplice: ridurre il numero eccessivo dei notai, fra i quali "les incapables et les mal inclinés excèdent",  e portare "un petit secours" alle regie finanze, stremate dalla guerra.
Il Conseil des Commis respinge l'editto sovrano sostenendo che esso avrebbe rovesciato "les coutumes générales du Pays" e avrebbe portato "un notable préjudice des messieurs les ecclesiastiques et de tous les vassaux". I diritti dell'Insinuazione erano infatti riservati dal Coutumier ai nobili e le spese dell'Insinuazione avrebbero, secondo il Mémoire del Conseil des Commis, rovinato "toute la petite société de la Province" e sottratto ai Signori una fonte di reddito.
Era evidente da entrambe le parti che la questione non riguardava soltanto l'Insinuazione e il Collegio dei notai, ma investiva il diritto dei valdostani a godere di particolari privilegi fiscali.
Il “processo ai privilegi valdostani”, intentato dal Duca di fronte al Patrimoniale della Camera dei Conti di Torino, dura tre anni in un'alternanza di speranze e di delusioni, fra lunghi rinvii, tentativi di corruzione, pareri e contro pareri dei migliori avvocati piemontesi, ingaggiati dal Duca e dal Conseil des Commis, documenti originali perduti a causa del totale disordine degli archivi valdostani, interventi di alti dignitari di corte che invitano il Duca alla moderazione, sconsigliandolo di rompere brutalmente con una consuetudine di antica data.
Secondo la testimonianza di un avvocato di Chambéry, pronto a denunciare il complotto alla corte sabauda, se i privilegi fiscali fossero stati abrogati, i valdostani sarebbero stati pronti alla rivolta armata, impadronendosi del forte di Bard, "dans le dessin de se donner aux Suisses".

1699

31 agosto
Il processo ai privilegi valdostani ha una svolta decisiva in seguito alla nascita del principe di Piemonte. L’assemblea degli Stati Generali offre un donativo di 500.000 lire (il doppio del normale contributo della Valle d'Aosta alle finanze dello Stato) in cambio dell'abolizione del processo e dell'impegno del sovrano a riconfermare i privilegi valdostani. Vittorio Amedeo II, schiacciato dalla pressante urgenza di denaro, accetta la proposta valdostana.
Nella stessa assemblea Jean-Baptiste De Tillier è nominato Secrétaire du Pays, ovvero segretario degli Stati Generali e del Conseil des Commis.

1704

28 settembre
Seconda invasione francese della Valle.
Durante la guerra di successione spagnola, il Duca De La Feullade, dopo aver occupato la Savoia, entra in Valle d’Aosta attraverso il piccolo San Bernardo alla testa di un corpo d’armata. Superate facilmente le deboli resistenze locali, raggiunge Morgex. I deputati degli Stati Generali gli vanno incontro a implorare clemenza. Le truppe di La Feullade possono così rapidamente attraversare la Valle e unirsi con quelle del Duca di Vendome, generalissimo dell’armata francese in Italia. Il forte di Bard si arrende immediatamente.
Le truppe francesi  occupano la Valle fino al 7 settembre 1706, quando, dopo la battaglia di Torino vinta dai Piemontesi e dai loro alleati austriaci, devono abbandonare il Piemonte.
L’occupazione non è cruenta come quella del 1691. I francesi usano la Valle d’Aosta solo per il passaggio delle truppe. Nominano un Governatore per mantenere l’ordine e la disciplina in collaborazione con il Conseil des Commis. Tutti i rifornimenti alle truppe vengono regolarmente pagati e i soldati non hanno libertà di saccheggio.

1715

La riforma delle milizie, approvata dal governo torinese nonostante le rimostranze del Conseil des Commis, sottrae alla Valle d'Aosta il privilegio di possedere una milizia locale e assorbe il contingente valdostano all'interno dell'esercito sabaudo.

1721

E’ istituito ad Aosta Bureau de Charité, primo servizio statale di assistenza di regia fondazione. Secondo il giudizio non del tutto disinteressato di Jean-Baptiste de Tillier, il nuovo ufficio era ben lontano dall'aver prodotto "le bannissement de la mendicité" e aveva portato al solo risultato di sopprimere le elemosine pubbliche degli ecclesiastici.

1729

Di fronte alle reiterate proteste dei valdostani, il sovrano rinuncia al progetto di estendere al Ducato di Aosta la riforma scolastica in vigore nelle altre parti dello Stato sabaudo e si limita a imporre agli studenti valdostani l'obbligo di conseguire il titolo universitario nella sola Università di Torino. Diventa possibile in tal modo controllare la formazione della classe dirigente locale e frenare il naturale esodo dei valdostani verso le Università del Delfinato, centri della cultura antiassolutista francese, dove li spingeva non solo l'affinità linguistica e la facilità di conseguimento del titolo, ma anche un legame ideologico che offriva ai valdostani la strumentazione teorica per la difesa dei privilegi locali.

1730

25 settembre
Il Generale delle Finanze, conte Vittorio Amedeo di Saint-Laurent, rappresentante del nuovo sovrano, Carlo Emanuele III, denuncia all'Assemblea degli Stati Generali una lunga serie di abusi ai quali si sarebbe dovuto porre rimedio.
Innanzitutto l'ingiusta ripartizione delle imposte, i privilegi di cui godevano gli ecclesiastici e la nobiltà che avrebbero dovuto pagare le imposte almeno sui beni di recente acquisizione e avrebbero dovuto concorrere alle spese generali del paese, come la riparazione dei ponti e la manutenzione delle strade, troppo onerose per i privati. In seguito, i gravi danni provocati dall'assenza di un Ufficio dell'Insinuazione e di un Collegio dei Notai che ponesse fine alle frodi di cui erano autori o complici gli uomini di legge, il cui numero andava fortemente ridotto. Infine, gli abusi e le inefficienze della gestione politica del Ducato di Aosta: i conti del Tesoriere troppo dispendiosi, i poveri "mal réglés", le rendite degli Ospedali e delle Fondazioni di Carità "mal gouvernées", "le peu de police" che caratterizzava la città di Aosta e i suoi debiti eccessivi che non era in condizione di fronteggiare.
La minaccia di un intervento riformatore da parte dello Stato è utilizzata dal rappresentante sovrano per chiedere un sensibile aumento del donativo per i prossimi sei anni, "facendo sapere ai signori Consiglieri e Deputati che il Re aveva desiderato conservare i privilegi del Ducato nello stesso tempo in cui gli altri stati erano stati uniformati sotto una legge generale".

1748

23 settembre
Nell'Assemblea degli Stati generali, il Generale delle Finanze, Giuseppe De Gregori, denuncia pubblicamente alcuni degli abusi che si commettono nel Ducato di Aosta, sottolineando la necessità di far osservare una più giusta proporzione nella ripartizione delle imposte, di controllare la contabilità e di liquidare i debiti del Paese e promette in nome del sovrano un'energica politica di riforme. In mezzo alle contestazioni di una parte dell'Assemblea, il rappresentante del sovrano comunica l'intenzione del re di riformare "tutti gli abusi che potevano essere scivolati a pregiudizio dei popoli del Ducato" e in particolare preannuncia il divieto ai sindaci di imporre tasse ai loro amministrati senza il consenso e il controllo del Conseil des Commis, l'intenzione di far osservare "un'esatta regola di proporzione nella ripartizione sia del donativo sia di altre imposte che riguardano il servizio e l'utilità del Paese", di liquidare e ridurre con ogni mezzo tutti i debiti del Paese e infine di sospendere tutte le immunità fiscali un tempo concesse ai membri del Conseil des Commis.

1757

28 aprile
L'Editto sui boschi e foreste sottrae al Conseil des Commis la giurisdizione sul patrimonio forestale e ne affida la tutela a funzionari dello Stato. Secondo l'editto sovrano, il Conseil des Commis non era riuscito a porre rimedio alla distruzione del patrimonio boschivo, tanto che i due terzi delle foreste della Valle erano stati distrutti dalla popolazione locale, rea di esportare di contrabbando la pece e la trementina ricavata dalle cortecce e di abbattere gli alberi di alto fusto per alimentare le piccole fonderie. La responsabilità del disastro era da attribuirsi in primo luogo al Coutumier che lasciava alle comunità e ai proprietari dei boschi il diritto di sfruttarli a loro piacimento, senza alcun riguardo al pubblico interesse.

1758

18 gennaio
Un editto regio ridefinisce, limitandole fortemente, le competenze del Conseil des Commis e riduce da venticinque a dodici il numero dei Commis.
10 maggio
Carlo Emanuele III ordina al Conseil des Commis di accettare "senza alcun rinvio" l'editto per l'istituzione dell'Ufficio dell'Insinuazione in Valle d'Aosta, l'editto respinto con tanto clamore nel 1697.

1762

15 dicembre
Il sovrano emana due regolamenti che rivoluzionano la gestione della vita pubblica valdostana: il Règlement économique du Duché d'Aoste e il Règlement de santé et police.
Il primo sostituisce le assemblee dei capi famiglia con un consiglio comunale ristretto, composto da un numero fisso di consiglieri (da tre a nove a seconda della grandezza del comune) e ridefinisce le modalità di elezione dei sindaci e consiglieri, le competenze dei diversi organismi e i rapporti con l’autorità centrale. La città di Aosta mantiene tuttavia le antiche istituzioni cittadine con i due sindaci per la città e il borgo e le libere assemblee dei cittadini.

1764

26 novembre
E’ istituita la Royale Délégation, una commissione composta da quattro membri e presieduta dal vice-balivo, per la verifica dei beni privilegiati a titolo di feudalità o perché appartenenti all'antico patrimonio della Chiesa. Dal lavoro della commissione prende le mosse il primo catasto generale delle terre valdostane, base per una ripartizione delle imposte proporzionale alla vastità dei beni fondiari e alle stime dei rendimenti dei terreni. Alla Royale Délégation verrà affidato, nel 1773, l'affrancamento generale dei censi, ossia la possibilità da parte dei comuni e dei particolari di liberarsi, attraverso l'acquisto in denaro, dei canoni feudali dovuti ai signori. 

1766

22-24 settembre
Si tiene ad Aosta l’ultima Assemblea degli Stati Generali che delibera un donativo di quattrocentomila lire da pagarsi in sei anni. L’assemblea chiede l’esenzione del Paese da altri sussidi e donativi fino all’estinzione del nuovo e la reintegrazione del Ducato negli antichi “diritti e privilegi”

1768

Mons. François de Sales sopprime la Confrérie du Saint-Esprit, la più antica confraternita di carattere religioso e civile. Risalente ad una religiosità popolare laica e penitenziale, la Confrérie du Saint-Esprit non trova spazio all'interno delle strutture ecclesiastiche della Controriforma e col passare del tempo si era andata progressivamente trasformando in un centro di potere economico e in una forma di rappresentanza delle comunità.
I fondi della Confrérie sono devoluti alla creazione di petites écoles, scuole per l’infanzia gestite direttamente dal parroco, dove i bambini apprendono i primi rudimenti del leggere e dello scrivere, ma soprattutto il catechismo e le norme comportamentali per diventare buoni cristiani.
Queste petites écoles erano sorte sin dalla fine del Seicento, come testimoniano gli atti di donazione, per combattere l'ignoranza religiosa che impediva la formazione di buoni cristiani, per occupare i bambini nei  mesi di ozio invernale, durante la stagione delle nevi, e per aiutare coloro che dovevano emigrare a mantenere, attraverso la corrispondenza, i legami familiari. Il maestro era un sacerdote o un suo collaboratore, scelto dal parroco, un membro della comunità o di un comune vicino, in ogni caso una persona ben conosciuta da tutti gli abitanti del luogo, senza alcun titolo di studio, ma rigorosamente di provata fede e di buoni costumi. Le lezioni duravano tre, quattro, raramente cinque mesi, esclusivamente nel periodo invernale. Si svolgevano nelle stalle, nella sacrestia o nella casa del curato. Gli alunni erano raccolti tutti insieme, senza distinzioni di classi e di età e il maestro cercava soltanto, se possibile, di separare i due sessi, poiché le scuole miste erano considerate un gravissimo attentato alla morale dei giovani. L'insegnamento partiva dalla lettura del catechismo e in molti casi (soprattutto per le fanciulle) si arrestava alla lettura e alla firma, senza giungere alla scrittura. Al centro dell’attività didattica erano le pratiche di devozione; il compito principale del maestro era offrire un esempio concreto delle virtù cristiane, con il suo comportamento quotidiano, dentro e fuori dalla scuola, insegnando agli allievi a conoscere tutto quanto fosse utile alla propria salvezza spirituale.

1770

L'abbé Jean-Baptiste Perret scopre a Saint-Vincent una sorgente di acque minerali.
Carlo Emanuele III, appena raggiunto dalla notizia, incarica il suo medico personale, Vittorio Amedeo Gioannetti, di analizzare le acque. Egli le ritiene “utili per risolvere le conseguenze lasciate dalle malattie del fegato e della milza; per ultimare la guarigione di alcune affezioni degli organi componenti l'apparato uropojetico, ovvero per isciogliere le renelle e gli stessi calcoli; per curare una buona parte delle idropisie, per favorire la risoluzione delle ostruzioni ghiandolari, dei tumori semplici e scrofolosi, del gozzo e simili; per vincere le malattie lente dell'utero, ovvero promuovere il mensile tributo; finalmente per modificare quella sensibilità morbosa del sistema sanguigno, lasciatagli dalla precedente flogosi. Altresì nelle paralisi, nei tremori della pelle, nei reumatismi, nei dolori artritici, e in certe febbri periodiche inveterate".
Pubblicati i risultati delle analisi, il sovrano ordina che si avviino i lavori per impedire la dispersione delle acque e incarica l'ingegnere capo di artiglieria di mettere in atto i più urgenti lavori di incanalamento.

Il Re annuncia al Conseil des Commis che le Royales Constitutions, pubblicate a Torino nel 1723 e '29, avrebbero da quel momento sostituito il vecchio Coutumier quale base del diritto pubblico e privato valdostano.

1771

Inizia la costruzione delle carrozzabile fra Châtillon e Ivrea.
In diversi punti la strada romana era talmente danneggiata da impedire il passaggio dei carri. A Montjovet la merce doveva essere trasbordata a dorso di mulo e la carovana doveva inerpicarsi a piedi fino al forte e ridiscendere dall’altra parte per un ripido sentiero. La strada "ad faciliorum commerciorum et thermarum usum", come l’intendente Vignet des Etoles vuole immortalare nell'iscrizione commemorativa, aprirà alla Valle d'Aosta non solo la via del riso e del mais, ma anche quella degli scienziati e degli alpinisti, degli immigrati e dei primi villeggianti, offrendo al Ducato di Aosta insospettate opportunità di sviluppo.

1773

13 agosto
Il Règlement particulier du Duché d'Aoste affida a un Intendente, il savoiardo Vignet des Etoles, tutti i poteri fino a quel momento esercitati dal Conseil des Commis. Anche se il Conseil non viene ufficialmente soppresso, è la fine delle istituzioni di autogoverno nate nel 1536. L'Assemblea degli Stati Generali, resa ormai superflua dalla riforma del sistema fiscale, non viene più convocata.
Vignet des Etoles giunge in Valle d'Aosta in qualità di Intendente e di Presidente della Royale Délégation. Originario di una famiglia savoiarda di recente nobiltà, di formazione illuminista e convinto assertore delle riforme economiche e amministrative dello Stato, il nuovo Intendente è espressione di quella cultura politica in cui la scienza si pone al servizio della Stato e della "pubblica felicità". Da un lato l'Intendente sostiene il riformismo sabaudo contro l'ostilità della classe dirigente locale, dall'altro suggerisce alla corte torinese un intervento più energico in direzione dell'abolizione di ogni residuo di feudalità, della costruzione di strade e di ponti, della liberalizzazione del commercio e in particolare di quello dei grani. Egli attribuisce la povertà valdostana non tanto all'assenza di risorse, quanto al loro cattivo utilizzo, all'isolamento del territorio, penalizzato dalla mancanza di strade carrozzabili, di ponti, di mercati, che rende impossibile lo sfruttamento del notevole potenziale minerario, alla politica di una classe dirigente troppo gelosa dei propri privilegi e incapace di una politica lungimirante di sviluppo commerciale e industriale.
Nel concludere un bilancio della propria esperienza, Vignet des Etoles scriverà nel 1784 che la Provincia “incomincia ad uscire dallo stato di natura in cui la sua costituzione particolare e le sue cattive strade l'avevano trattenuta, e incomincia ad animarsi con il concorso dei forestieri”. Tutto era in cammino, "pour fleurir avec le temps, pourvu qu'on suive à lever les entraves de détail qui s'opposent au bien public".

1778

21 aprile.
L'intendente Vignet des Etoles conclude la stesura del suo Mémoire sur le Vallée d’Aoste indirizzato al Generale delle Finanze del governo piemontese, descrizione globale del Paese e risposta polemica all'Historique di Jean-Baptiste de Tillier. Di particolare interesse i dati sulla vita economica della valle. L’intendente calcola che la vendita del burro e del formaggio in Piemonte renda annualmente al Ducato di Aosta circa 150.000 lire; 60.000 lire la vendita di carne di vitello e circa 20.000 lire le carni di capra, di pecora e di montoni. A queste entrate si aggiunge la vendita del cuoio in Svizzera che rende circa 28.000 lire annue e quella dei muli altre 20.000 lire. L'acquisto di sale costituisce la più onerosa delle spese del Ducato, circa 180.000 lire annue, quasi tre volte il costo della maggiore imposta, la Taille Royale. La seconda grossa spesa è costituita dal rifornimento di grano dalla pianura. La Valle d'Aosta importa dal Piemonte da 12.000 a 20.000 sacchi di grano, da un decimo a un sesto del consumo locale, e spesso deve anche ricorrere all'acquisto di grano savoiardo. Al costo di circa 8000 lire al sacco, significa un'uscita di circa 140.000 lire annue. Le miniere più redditizie sono quelle di rame di Ollomont che rendono al conte Perron circa 20-30.000 lire annue e quella di ferro di Cogne, molto ricca di minerale di ottima qualità, che rende tuttavia assai poco alla  comunità che l'ha acquistata dal vescovo di Aosta. Poco sfruttati o quasi esauriti sono i filoni di rame di Saint-Marcel, di Fénis, di Champdepra, di Ayas e di Challand e la miniera di ferro di Ussel. Totalmente abbandonati da molto tempo sono i filoni di oro e di argento. In definitiva, verso la fine del Settecento, in Valle d'Aosta si contano complessivamente una ventina di forni per la fusione della ghisa, con una rendita annua complessiva non superiore alle 30.000 lire, ma i contadini chiedono la chiusura dei forni perché ritengono che le esalazioni corrompano l'aria e danneggino i raccolti, mentre le comunità si oppongono generalmente all'utilizzazione del patrimonio boschivo per l'alimentazione di forni.

1782

Sulla base dei dati relativi alla consegna del sale la popolazione della Valle è salita a 68.022 abitanti, contro i 62.889 abitanti del 1734, con un incremento medio annuale dello 0,20%. Quella della città di Aosta a 5286 contro i 3121 del 1734, uno dei maggiori incrementi mai registrato nella storia della città. Risultano temporaneamente assenti dalla Valle per ragioni di lavoro 2602 persone. Gli "incapables du service" e inutili al lavoro "par leur imbécillité" sono 1236, l'1,8% della popolazione.

1792

22 settembre
Lo scoppio della guerra tra la Francia e le potenze coalizzate, con la conseguente invasione della Savoia, segna la fine della vita tranquilla della comunità valdostana. Il ritiro dei piemontesi sul fronte alpino trasforma la Valle in un avamposto militare e la già povera economia locale ridiviene un'economia di guerra che obbliga a sfamare prima il soldato e solo in seguito la popolazione. Le strade ritornano ad essere luogo di passaggio dei soldati. Aosta è trasformata in un accampamento militare: chiese e cappelle, il Collegio e il Seminario sono requisiti per l'alloggiamento delle truppe o sono adibiti a ospedali o a magazzini militari. In città viene organizzata la guardia borghese, nella quale tutti i cittadini, compresi i preti, devono prestare servizio. Un gran numero di immigrati savoiardi, soprattutto sacerdoti ostili alla Costituzione Civile del Clero e nobili che fuggono il nuovo regime, si riversa sulla Valle dove trova accoglienza presso il clero locale

1799

3 gennaio
In seguito all'abdicazione del Re, Vittorio Amedeo III e alla proclamazione a Torino di un governo provvisorio, sorge ad Aosta una Municipalità Provvisoria, il cui primo atto è una consultazione sull'annessione alla Francia. Settantuno dei settantatre comuni votanti si dichiarano favorevoli, ma cinquantadue di questi esprimono anche il voto che il territorio valdostano possa costituire un dipartimento autonomo. Prima delusione del nuovo regime, Aosta viene invece ridotta al rango di Sottoprefettura del nascente Département de la Doire, con capitale Ivrea.
La municipalità provvisoria costituisce una guardia nazionale, brucia in piazza le patenti di nobiltà, erige alberi della libertà, requisisce alcune chiese, riduce le festività del calendario cattolico, istituisce la festa dell'Essere Supremo. In Aosta nasce un Cercle Instructif sul modello di quelli che si vanno organizzando in tutto il Piemonte, con il fine di diffondere fra la popolazione "le vrai sens du civisme", indagare sui controrivoluzionari, laicizzare l'istruzione come strumento per sradicare l'oscurantismo religioso e il lealismo sabaudo. I Padri  Barnabiti sono allontanati dalla direzione del Saint-Bénin, che diviene Collegio Nazionale, diretto da un francescano di dichiarata fede giacobina. L'imposizione del calmiere provoca una nuova penuria alimentare che conclude una decina di anni di cattivi raccolti, di gravi epidemie nel bestiame, di saccheggi di soldati e di inasprimenti fiscali.
6-7 maggio
La prima Révolution des Socques  parte da Champorcher e da Donnas.

Il susseguirsi di imposte straordinarie, destinate soprattutto al rifornimento degli eserciti occupanti, crea una diffusa ostilità popolare verso i francesi, alimentata dal clero e dagli emigrati savoiardi ancora presenti in gran numero nella Valle. Dalla bassa Valle un gruppo di contadini, cresciuti di numero lungo il cammino, marcia su Aosta con l'intento di ristabilire l'autorità regia e il culto della religione cattolica. Li guida un sacerdote, Nicolas Gontier, ex rettore del Piccolo San Bernardo, da cui era stato cacciato all'arrivo dei francesi. Giunti ad Aosta, i rivoltosi rovesciano l'albero della libertà, sostituendolo con una croce benedetta per l'occasione dal vescovo, saccheggiano le case e torturano una cinquantina di presunti giacobini. Dopo aver ottenuto dalle autorità la promessa di una sostituzione dei membri della Municipalità, si ritirano lasciando per qualche giorno spazio alla repressione francese. Ma già alla fine di maggio l'esercito austro-russo del generale Suvarov entra in Valle d'Aosta, liquidando la Municipalità provvisoria e arrestando i maggiori esponenti del giacobinismo locale.