L’età antica e medievale
IV millennio A.C.
Prime attestazioni nell’area di Saint-Pierre di una cultura neolitica alpina, la cosiddetta Civilisation de Cortaillod.
III millennio A.C.
Le scoperte archeologiche nell’area di Saint-Martin de Corléans provano la presenza di attività agricole e pastorali in Valle d’Aosta sin dal terzo millennio e una continuità insediativa che si protrae fino all’età del bronzo.
IV secolo A.C.
La Valle è percorsa da gruppi migranti celtici che penetrano nella pianura padana attraverso i passi alpini.
II-I secolo
La presenza di monete celtiche di emissione padana e transalpina, associata a monete della Roma repubblicana, testimonia il ruolo di transito della regione, la funzione di controllo dei passaggi e di riscossione di pedaggi esercitata dalle popolazioni locali.
100 A.C.
La fondazione romana della colonia di Eporedia (Ivrea) segna una tappa importante nell’affermazione della potenza romana nel nord Italia e indica il crescente interesse di Roma per il controllo dell’arco alpino e dei valichi occidentali. Frequenti sono gli scontri fra romani e tribù locali, denominate Salassi, documentati a partire dalla spedizione di Appio Claudio Pulcro del 143 A.C.
I° secolo A.C.
La progressiva conquista romana delle Gallie modifica l'importanza strategica dei valichi del Piccolo e del Gran San Bernardo e pone il problema del controllo diretto della Valle d'Aosta. I Romani vedono nei Salassi un ostacolo al libero passaggio di soldati e mercanti lungo la "via delle Gallie", la grande strada che i Romani stanno costruendo per collegare Roma all'Europa nord-occidentale.
25 A.C.
Cesare Augusto invia contro i Salassi il console Terenzio Varrone a capo di una forte spedizione militare.
La conquista romana segna un momento decisivo nella storia della Valle. Da un sistema di modeste aggregazioni di villaggi fortificati di altura si passa a una riorganizzazione globale del territorio che prevede la fondazione di una città, con l’insediamento di una popolazione nuova e la costruzione di una strada consolare, la cosiddetta “via delle Gallie”. La città di Augusta Praetoria Salassorum è costruita in breve tempo sul modello dell'accampamento militare romano, all'incrocio delle vie del Grande e del Piccolo San Bernardo e presso la confluenza dei fiumi Dora e Buthier. Un'imponente cinta muraria ritaglia un territorio di 414.128 mq. Quattro porte danno accesso alla città, costruita sul modello ortogonale cardo-decumanico. La via centrale, il decumanus maximus (attuale via Porta Pretoria, via de Tillier e via Aubert), costituisce la naturale prosecuzione della strada delle Gallie che da Milano raggiunge il Piccolo San Bernardo. L'accesso alla città è assicurato da un ponte sul Buthier (di cui è oggi visibile un'arcata poco distante dal torrente, il cui corso sarebbe cambiato a seguito di un'inondazione). La strada carrozzabile, larga a quel tempo più di nove metri, procede sotto il monumentale Arco d'Augusto, elevato nel 25 A.C. in memoria del trionfo sui Salassi, ed entra in città attraverso il doppio arco della Porta Praetoria (l'unica ancora visibile delle quattro porte della città). All'interno delle mura, a nord del decumano, sorgono i quartieri residenziali e i principali monumenti pubblici: il teatro, l'anfiteatro, le terme e il foro. A sud si estendono i quartieri popolari, divisi secondo il classico modello a scacchiera. Dal lato opposto si esce a occidente per la Porta Decumana, da dove prosegue la strada per l'alta valle. Da nord a sud la città è attraversata dal cardo maximus (attuali vie Martinet, Croix de Ville, e Challant), che unisce la Porta Principalis Dextera, a sud, e la Porta Principalis Sinistra, a nord, da cui prosegue la via per il Gran San Bernardo. All'esterno delle mura sorgono le ville-fattorie dei grandi proprietari terrieri.
23 A.C.
Un'iscrizione posta in onore di Augusto dai Salassi incolae ("Salassi Incolae qui initio se in coloniam contulerunt patrono"), datata intorno al 23 A.C. sembra smentire le affermazioni degli storici antichi, e di Strabone in particolare, relative alla deportazione in massa della popolazione salassa e alla sua vendita in schiavitù a Ivrea. Nel linguaggio giuridico romano incolae indica gli abitanti di una colonia in possesso di diritti inferiori a quelli dei cives, mentre l'istituto del patrocinium, attribuito ad Augusto, indica un rapporto di sottomissione e una richiesta di protezione. E' evidente, quindi, non solo la sopravvivenza di un nucleo di popolazione salassa, ma anche la sua integrazione, sia pure in una condizione di inferiorità giuridica, nella nuova città. La fusione dell'elemento salasso con quello romano è attestato anche da numerose iscrizioni funerarie ritrovate all'interno della città, nelle quali compaiono nomi salassi associati ad altri romani. Significativamente, i figli dei matrimoni misti portano sempre nomi latini.
IV° secolo
Sulla città romana cresce a poco a poco quella cristiana. Augusta Praetoria, pur conservando la cinta rettangolare e la struttura interna ortogonale, si rimodella nel corso di alcuni secoli sotto la spinta della nuova sensibilità religiosa e il tessuto urbano si modifica lentamente subendo l'attrazione dei nuovi luoghi di culto sorti all'interno e all'esterno delle mura.
Il più antico è situato nell'area del foro, accanto al criptoportico: un'antica chiesa paleocristiana, probabilmente della fine del IV° secolo, ricavata da un grande edificio residenziale del Basso Impero, la cui parte centrale fu trasformata in navata con l'abbattimento dei muri divisori e la costruzione di due battisteri. Sono le prime tracce del lungo, e ancora per molti aspetti sconosciuto, lavoro di costruzione della Cattedrale.
In una zona cimiteriale fuori mura, dove sono inumati i primi vescovi di Aosta, si sviluppa il secondo centro religioso che avrà un'importanza decisiva per l'evoluzione della città. All'inizio del V° secolo incomincia la costruzione, sul modello milanese delle basiliche ambrosiane, a croce latina, con un'abside al termine di ogni braccio, della chiesa che a una data imprecisata avrebbe preso il nome di Saint-Laurent. E’ il nucleo originario del vasto complesso religioso di Sant'Orso, intorno al quale sarebbe nato, fuori mura, lungo la strada romana che conduceva dall'arco di Augusto alla Porta Praetoria, il borgo di Aosta.
Alle fine del IV secolo Aosta diventa sede vescovile appartenente dapprima all'arcidiocesi di Vercelli, poi, fino all'VIII° secolo, alla chiesa metropolitana di Milano.
VI° secolo.
Poco si conosce della storia della Valle d’Aosta dopo la caduta dell'impero romano. Sopravvive la città e il ruolo dei valichi, in particolare del Gran San Bernardo. La via delle Gallie mantiene gran parte della sua percorribilità.
Sul piano politico la Valle appartiene dapprima al dominio ostrogota di Teodorico, poi per un decennio al formale controllo bizantino (553-563), quindi, forse, passa sotto il controllo longobardo tra il 568 e il 575. Nel 575 l’esercito di Gontrano, re merovingio di Borgogna e di Orléans, sconfigge i Longobardi ponendo fine alle loro scorrerie lungo il Gran San Bernardo. Probabilmente i confini fra mondo franco e mondo longobardo sono spostati verso le Clausurae augustanae (oggi generalmente identificate con la chiusa di Bard).
Più che di dominazioni politiche si deve parlare per questo periodo e per i secoli successivi di una terra di frontiera, di confini fluttuanti, di enclaves dall’appartenenza incerta, di un avamposto franco ai confini della Longobardia, all’interno del quale la Valle d’Aosta si volge progressivamente verso un sistema di relazioni transalpine, documentato dall’evoluzione linguistica, ma anche dal distacco, nell’VIII secolo, della diocesi di Aosta dal coordinamento metropolitico di Milano per entrare a far parte dell’archidiocesi di Moutier, in Tarentaise.
994-1025
Sotto il vescovo Anselmo (994-1025) si hanno indubbie testimonianze di una notevole ripresa della vita economica e sociale della città. Si data tradizionalmente a quegli anni la costruzione dei due principali edifici religiosi di Aosta: la Cattedrale, intitolata a San Giovanni e alla Beata Vergine (le sole parti oggi visibili della Cattedrale anselmiana sono la cripta e la parte inferiore del campanile meridionale), e la chiesa di Sant'Orso (di cui è oggi visibile la cripta), dedicata al più noto santo valdostano, colui che, secondo una tarda leggenda, scolpita anche sui capitelli del chiostro, avrebbe preservato la Valle d'Aosta dall'eresia ariana, opponendosi alle manovre politiche del vescovo Ploceano.
La Cattedrale e Sant'Orso diventano cantieri continuamente aperti. Verso la metà del XII° secolo, accanto alla collegiata di Sant'Orso (che nel 1133 adottò la regola monastica di sant'Agostino), sorge, edificato con i blocchi di pietra sottratti alle mura e agli edifici romani, il grande campanile romanico, alto 46 metri che non nascondeva evidenti funzioni di difesa. Dello stesso periodo è l'inizio della costruzione del magnifico chiostro (restaurato alla fine del Quattrocento da Giorgio di Challant che fece realizzare le volte in muratura), adornato di capitelli che rappresentano scene della storia sacra ed episodi della storia della collegiata.
Nella parte meridionale della città, nei primi decenni dell'XI° secolo, i Benedettini di Fruttuaria fondano il Priorato di Saint-Bénin, passato nel 1177 ai canonici del Gran San Bernardo (della costruzione originaria è oggi visibile soltanto il campanile romanico, in via Festaz) e destinato a diventare il centro culturale della città.
1024
Prima testimonianza dell'appartenenza della Valle d'Aosta ai domini dei conti di Moriana-Savoia. Durante la dissoluzione del secondo regno di Borgogna, appare in un documento il nome di Umberto I Biancamano come conte di Aosta e probabile sposo di Ancilia, sorella del Vescovo Anselmo. Non si conosce il modo in cui il capostipite di Casa Savoia sia giunto in possesso della contea di Aosta che costituiva il suo primo possedimento al di qua delle Alpi. E' comunque certo che, per quanto riguarda la città di Aosta, si trattava all'inizio di un possesso puramente formale e l'autorità dei conti Moriana-Savoia si sarebbe affermata in modo progressivo soltanto nel corso di alcuni secoli. Il potere effettivo era esercitato da un gruppo di famiglie nobili in perenne conflitto fra di loro. Fra queste emerge la famiglia degli Challant che, verso la fine dell’XI secolo, compare con il titolo di visconti (“vicecomes”) e cancellieri. In virtù dell’ufficio viscontile i signori di Challant rappresentano il conte in tutto il territorio del comitatus aostano.
1191
A seguito di ripetuti disordini all'interno della città, il vescovo di Aosta, Gualberto, invita il giovane conte di Moriana, Tommaso I, impegnato a rafforzare il controllo comitale su tutte le forze, la feudalità, le comunità cittadine, la Chiesa, che tendevano ad allargare la propria autonomia, a prendere sotto la propria protezione i cives et burgenses di Aosta.
Tommaso I, "dopo aver visto e riconosciuto di persona le afflizioni come pure le angherie e le ingiustizie perpetrate", concede agli abitanti di Aosta una "Carta delle franchigie" in cui dichiara la città e i suoi sobborghi sotto la propria protezione e si impegna, e impegna i propri successori, a non imporre "tasse fisse o riscossioni straordinarie senza consenso". In cambio, gli abitanti della città promettono perenne fedeltà a Casa Savoia, si impegnano a seguire e a difendere il principe nelle guerre e a offrirgli periodicamente un donativo in denaro.
L'effetto immediato dell'accordo è il ristabilimento dell'ordine in città a scapito del potere dei signori che in pochi anni devono abbandonare le loro torri e ritirarsi nei domini di campagna. Taglie ed esazioni non potevano essere chieste senza l’autorizzazione comitale. Le “libertà” non implicavano alcuna autonomia amministrativa.
Il significato del documento è stato oggetto di molte discussioni. Nell'interpretazione di De Tillier, l'accordo con il conte fu una libera scelta degli Aostani, che in tal modo avrebbero espresso una libre dédition, una volontaria subordinazione all'autorità comitale. Gli storici sabaudi hanno invece letto la Charte come una semplice concessione di carattere feudale da parte di un dominus ai propri sudditi. In ogni caso l'obbligo di imporre tasse con il consenso dei valdostani sarà rispettato fino al 1773.
1352
Nel cuore della città è fondato il grande Convento di Saint-François (poi abbattuto nel 1830 per far posto al municipio), che per secoli costituisce il centro della vita politica della città e del Ducato di Aosta. Creato dai Fratelli Minori Conventuali, comunemente chiamati Cordeliers, comprende un vasto complesso di edifici, circondati da mura: oltre al convento, una grande chiesa (la cappella è ancora visibile all'interno del Caffé Nazionale sulla piazza Emile Chanoux), un campanile, un ampio frutteto, una scuola di teologia con una ricca biblioteca e un chiostro dove si raduna il popolo in occasione delle assemblee degli Stati Generali.
1470 - 1509
Il priore di Sant'Orso, Giorgio di Challant, sul modello dei grandi principi rinascimentali, dota le chiese di Sant'Orso e della Cattedrale di nuove volte in muratura, innalza nuovi altari monumentali, commissiona cicli di affreschi, fa sistemare vetrate policrome, decorare le facciate degli edifici. Capolavoro del grande momento artistico della città sono la costruzione del Priorato di Sant'Orso, la sistemazione della piazza antistante la chiesa e i celebri stalli della Collegiata di Sant'Orso, venticinque, disposti su due file lungo le pareti del coro, opera del maestro carpentiere Jeninus Braye, che lavora alle dipendenze di Giorgio di Challant dal 1494 al 1504. Muore a Pinerolo il 30 dicembre 1509 ed è sepolto nella chiesa di Sant’Orso ad Aosta.